07 settembre 2009

Lui e Lei (20–07–'89)

Quando scoccavano le sette di sera abbassava tutte le tapparelle e poi trasportava dal cortile una discreta provvista di legna stagionata. Poi Martino si dirigeva verso la sua piccola biblioteca ed estraeva con sicurezza, da una pila di libri un volume ben rilegato. Erano i Promessi Sposi. A questo punto Martino e Margherita si sedevano attorno al tavolo per cenare. Il pasto era rapido e frugale.
Raramente, avevano qualcosa da dirsi. Mezz'ora dopo comodamente seduti su due poltrone sistemate una in faccia all'altra. Poco distanti dal focolare, egli leggeva ad alta voce un capitolo del romanzo manzoniano.
Martino aveva 74 anni. Era un uomo di altezza media che nella maturità si era leggermente irrobustito. Aveva la fronte e il piglio duro. Ma conoscendolo bene ci si accorgeva che in realtà era una persona mite. Non era raro il caso che quando i figli lo andavano a trovare, al momento della loro partenza li accompagnasse alla porta con le lacrime agli occhi.
Margherita aveva 72 anni. Ancora oggi era una bella donna, esile e minuta, dagli occhi tristi. Spesso Margherita era costretta a rimanere a letto. Accusava terribili emicranie, capogiri. E poi lei per carattere era portata ad ingigantire ogni piccolo raffreddore. A Margherita piaceva essere coccolata.
Mi fece pensare subito alla zia Leonie di Proust.
Ecco che cosa si dissero in un giorno speciale della loro vita. Erano affacciati da un'oretta in terrazzo, quando Margherita con il volto appoggiato sulla spalla di Martino gli disse: “Ti ricordi come ci siamo conosciuti?”. “Siamo vecchi” mormorò malinconicamente Martino.
Margherita proseguì: “Siamo un'ombra sbiadita di quello che eravamo”. Martino l'interruppe seraficamente: “Che cosa vuoi dire?”. Margherita aggiunse con tono serio: “Voglio dire che ero e sono innamorata di te, che mi piacevano i tuoi capelli, la tua intelligenza. Tu una volta mi hai confidato che avevo attirato la tua attenzione, perché ti era piaciuto il mio seno, la mia capigliatura corvina. Ora noi due siamo altri, altre persone, differenti non solo fisicamente”.
“Siamo saggi”, disse Martino con il tono dello sberleffo misto alla nostalgia. Margherita l'abbracciò e gli sorrise e infine concluse: “Non voglio separarmi da te”, asserì con una smorfia stampata in un volto espressivo e al tempo stesso infantile.
Era un po' di tempo che ambedue si sentivano turbati, angosciati. Ambedue pensavano con una certa insistenza alla morte.
Nelle prime ore del pomeriggio di una domenica prese vita un proposito, che seppure tragico essi agognavano con trepidazione.
Sono interminabili quelle domeniche pomeriggio nelle quali non è possibile uscire per la canicola del solleone, le strade sono vuote, solitarie, prive di vita. La domenica pomeriggio è un giorno irreale. E' una giornata nella quale si sente con più pravità la solitudine, la mancanza di solidarietà.
Tutti – tranne Martino e Margherita – lasciano la città.
Con un volume fievolissimo, Margherita disse: “Qualcuno ha detto che superati i 60 anni la vita è un maestro che non ha più niente da insegnare”.
Qualche istante dopo Martino si avviò verso il bagno. Si fece la barba con estrema cura. Subito dopo anche Margherita si ritirò nella camera da letto. Ne uscì due ore dopo. Era elegantissima. Aveva i capelli pettinati all'indietro, collo e mani adorne di gioielli. Per quell'occasione particolare aveva indossato l'abito bianco, l'abito da sposa.
Quando fece la sua comparsa in cucina, vide Martino intento a distendersi a terra. Ella non parlò. Ma quando si distese a fianco del marito accennò un sorriso. Seguì un lungo silenzio. Si baciarono. E poi Martino disse: “Ovunque, tu sarai, là sarò anch'io”. Lo ripeté pure Margherita.
A questo punto egli aprì il rubinetto del gas e attesero la fine.
Solo dopo diversi giorni si accorsero della nostra coppia. Nonostante il puzzo insopportabile entrai a vederli. I due corpi – visto il calore estivo – erano in avanzato stato di decomposizione. Ma si poteva notare sulle labbra di Martino e Margherita un sorriso felice e sereno, che neppure la freddezza della morte aveva alterato.
Apparentemente neppure la morte li aveva divisi.

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